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Teoria

Partita Scozzese

Apertura: Partita Scozzese

Variante: -

Codice ECO: C44

FEN: r1bqkbnr/pppp1ppp/2n5/4p3/3PP3/5N2/PPP2PPP/RNBQKB1R b KQkq - 0 3

Linea standard: 1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. d4

Debutto ufficiale: 1818 (Napoleone I)

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A livello prettamente teorico la Partita Scozzese fu citata ed esaminata per la prima volta dall'italiano Domenico Ercole del Rio (1718 - 1802) nel suo trattato Sopra il giuoco degli Scacchi, Osservazioni pratiche d’anonimo Autore Modenese (1750). Invece a tavolino tale impianto di gioco venne inaugurato nientemeno che da Napoleone Bonaparte (1769 - 1821) in una partita vinta contro il Generale Henri Gatien Bertrand (1773 - 1844) durante l'esilio all'isola di Sant'Elena, nel 1818. Il nome dell'apertura deriva però da una sfida per corrispondenza vinta dai giocatori di Edimburgo contro quelli di Londra, nel 1824. In seguito l'apertura fu giocata e studiata intensamente da scacchisti famosi quali l'inglese Howard Staunton (1810 - 1874), i tedeschi Max Lange (1832 - 1899) e Louis Paulsen (1833 - 1891), e l'austriaco, campione mondiale, Wilhelm Steinitz (1836 - 1900), tuttavia con l'arrivo del nuovo secolo l'interesse andò gradualmente scemando. La Partita Scozzese ha di recente ricevuto un rinnovato interesse, soprattutto per il tentativo di riportarla sugli scudi da parte di GM fortissimi quali il russo Garry Kasparov e l'olandese Jan Timman.

Da un punto di vista strategico, l'idea del Bianco sembra buona: con la spinta Pd2-d4 apre subito il gioco con l'intenzione di sviluppare rapidamente i propri pezzi. In realtà, la spinta immediata del Pedone centrale comporta pure un grosso svantaggio: il Nero viene sollevato dal compito di dover risolvere il principale problema che di solito deve affrontare nelle aperture appartenenti alla Partita di Gioco Aperto, ovvero la difesa del Pe5. Dopo aver cambiato i Pedoni centrali il Nero, in effetti, può sviluppare a sua volta i propri pezzi con relativa tranquillità, pareggiando senza eccessivi patemi la posizione. 

Domenico Ercole del Rio